Quanto vale un brand? Come posso difenderlo da attacchi reputazionali? E come eventualmente posso aumentarne il valore?
Queste sono alcune delle domande che le principali aziende al mondo ogni giorno si pongono. La reputazione del resto rappresenta ad oggi un asset strategico in grado di orientare il business, e sta diventando sempre più una leva a disposizione del management per creare valore; sono ormai superati i tempi in cui il concetto di corporate reputation era visto come qualcosa di superfluo e quindi trascurato. A livello globale aumentano le aziende che investono in programmi di costruzione e/o protezione della reputazione: circa l’85% delle aziende quotate nei principali mercati ha attivato iniziative per misurare la reputazione. La crisi, il proliferare di scandali e il conseguente calo di fiducia e credibilità impongono alle imprese e alle istituzioni di interrogarsi e maturare la consapevolezza di come la reputazione incida concretamente sul valore, anche azionario, dell’azienda, ed è proprio in questo ambito che vengono stanziati budget faraonici sia per l’attacco che per la difesa del proprio marchio.
Data tale premessa, rispettare i criteri della sostenibilità ambientale diventa fondamentale per qualsiasi azienda che voglia crescere dal punto di vista reputazionale. E allora bisognerà per esempio abbandonare i combustibili fossili e tutte le forme che creano problemi di carattere ambientale di lungo termine, oppure cessare le sponsorizzazioni di tutti gli eventi che non rispettino in maniera rigorosa l’ambiente.
Ai nostri fini ritengo che sia fondamentale cominciare a ragionare in termini ESG (Environmental, Social and Governance) e scegliere gestori che li rispettino, non tanto per salvare il mondo, ma perché i più importanti investimenti del mercato sì stanno velocemente spostando verso questa area.