Nella teoria imprenditoriale, un’innovazione distruttiva è un’innovazione che crea un nuovo mercato e una nuova rete di valori, interrompendo un mercato esistente e una rete di valori, sostituendo aziende, prodotti e alleanze leader del mercato. Insomma, esattamente quello che è avvenuto nel 2020.
In effetti alcuni stanno già cominciando a teorizzare come questi cambiamenti dirompenti stiano creando i presupposti per una ripresa a forma di k, ossia una ripresa che farà crescere in maniera verticale alcuni settori a discapito di altri, che avranno serie problematiche soprattutto se non sapranno evolvere il loro business con logiche ben diverse da quelle attuali.
Pensiamo, per esempio, al tema “all at home”: l’internet of things ha creato una seria di parole ed espressioni, si pensi a work from home, learn from home, shop from home, play at home e care at home, facendo diventare le nostre case non solo uno spazio fisico ma anche un ambiente iperconnesso e centro nevralgico di tutte le nostre attività. Il futuro con il 5G e la possibilità di effettuare un download con una velocità superiore alle 1000 volte, permetterà sviluppi impensabili anche rispetto ai trasporti, la sanità, il lavoro, la scuola. Questi cambiamenti dirompenti saranno sempre più veloci e all’interno di un ciclo economico ne potremmo vedere diversi.
Insomma, la nostra capacità di resilienza sarà messa alla prova sempre di più dai vari cambiamenti disruptive che si succederanno nei prossimi anni e, tornando ad una tematica a me cara, queste tecnologie saranno in grado di ridurre enormemente le distanze tra le persone e le emissioni CO2 a livello globale. A livello di investimento sarà fondamentale avere all’interno dei portafogli delle strategie di gestione che sappiano intercettare al meglio questi cambiamenti in modo da renderci parte attiva della disruptive e soprattutto trarne il giusto profitto in termini di resa nei portafogli.