Il 52% della popolazione italiana è finanziariamente avversa al rischio. Questo significa che rimane “prudente, troppo prudente” e non investe il proprio patrimonio. Sei uno di loro? Ecco 3 domande fondamentali da porsi per comprendere meglio le dinamiche di investimento…
Il profilo dell’investitore tipo italiano è caratterizzato ormai da decenni da un marchio di fabbrica indelebile: investire in modo prudente. Questo approccio, con l’era pandemica, si è accentuato, marcando ancora di più l’avversione al rischio degli investitori. Di fatto, non ci si potrebbe aspettare diversamente uscendo da una fase di totale disorientamento sociale ed economico-finanziario.
In Italia, il 52% della popolazione si sente finanziariamente più avverso al rischio, percentuale che si innalza ancor di più tra i giovani, coloro che hanno l’orizzonte temporale più lungo per investire.
Premesso che ogni obiettivo finanziario, anche il più conservativo, è sempre meritevole del massimo rispetto, vale la pena fare la seguente riflessione: cosa significa investire con prudenza oggi?
Il punto fondamentale sul quale è bene focalizzarsi è la reale produttività di quei comportamenti che da sempre sono sinonimo di prudenza finanziaria. Può essere considerato prudente il mantenimento di ingenti somme di liquidità sul conto corrente in un momento storico nel quale l’inflazione è notevole, rischiando l’erosione reale del potere di acquisto del nostro denaro?
Uscendo dalla sfera strettamente finanziaria, può essere considerato prudente accentrare ricchezza immobiliare in un Paese come l’Italia, caratterizzato da una crisi demografica strutturale, popolato da sempre meno persone e per giunta sempre più anziane?
Tutto ciò ha come causa l’incapacità generale di individuare soluzioni valide ed alternative che diano risposta all’esigenza di salvaguardia. È indispensabile capire che queste alternative esistono. La possibilità di ottenere la giusta e soddisfacente remunerazione per il risparmio accantonato esiste, così come la possibilità di non esporsi allo stesso tempo a fattori di rischio capaci di mettere in pericolo il proprio patrimonio.
La scelta migliore per noi la possiamo trovare attraverso tre domande che ci possono dare delle indicazioni utili sul nostro investimento.
Domanda n. 1: dove investire?
Nell’ultimo periodo i rendimenti offerti dal mondo obbligazionario sono di notevole interesse. È un fenomeno nato dalle politiche restrittive adottate in questo determinato periodo storico dove l’inflazione la fa da padrona. Per chi però ha un orizzonte temporale medio – lungo, mettere un piede nel mercato azionario diversificato e globale può essere più profittevole.
Domanda n. 2: come investire?
Sappiamo che il mercato azionario richiede tempo e che a volte fa soffrire perché implica dover sopportare fasi di turbolenza e volatilità, esattamente quelle che l’investitore prudente vorrebbe evitare. Piuttosto che evitarle, però, sarebbe opportuno sfruttarle attraverso l’accumulo graduale.
Domanda n. 3: perché investire?
Avere ben chiaro quali sono i motivi alla base di ciascun investimento rappresenta la base migliore per investire nel posto, nel modo e nella quantità corretta. Se prima non si ha chiaro il perché, diventa difficile rendersi conto dell’importanza del dove, del come e del quanto.
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