Italia cash-dipendente: manchiamo di programmazione sul futuro

Nonostante la predisposizione di sistemi di pagamento alternativi e sicuri, nonostante l’introduzione di multe per i negozianti che non utilizzano i bancomat, l’Italia rientra nell’elenco dei 35 paesi cash-dipendenti. La nostra economia dipende per ben l’11,3% dal contante, che, secondo un recente sondaggio della BCE, viene utilizzato nell’86% delle transazioni; più di noi solo Gambia e Angola. Ma quanto ci costa questa dipendenza dal contante in termini di Pil? Secondo una proiezione dovremmo essere a circa lo 0,5% del Pil annuo; tanti soldi spendibili in Welfare.

I problemi dell’Italia non si fermano qui, il nostro Paese è soggetto infatti ad un’altra dipendenza: quella della liquidità. A causa di un elevato livello di incertezza e sfiducia per il futuro teniamo buona parte dei nostri risparmi sui conti correnti, con ritmi di incremento del 5% all’anno e, considerando la crescita che ha caratterizzato i mercati finanziari nell’ultimo periodo, i correntisti, oltre ad aver eroso il loro capitale, hanno visto sfumare molte opportunità di arricchimento (inflazione).

La maggior parte degli italiani si è posta in una prospettiva estremamente negativa, lasciando tutti i risparmi sul conto per evitare di prendere decisioni, quando in realtà, con un probabile aumento dell’inflazione alle porte, diventerà sempre più necessario riflettere attentamente per evitare di veder eroso il proprio capitale da quel nemico invisibile che si chiama inflazione.

Il consiglio è dunque quello di cominciare a prendere in considerazione una pianificazione seria che permetta di delineare strumenti idonei al raggiungimento dei propri obiettivi di vita.

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