Come sfruttare le economie dei Paesi emergenti?

L’inasprimento delle condizioni commerciali, l’apprezzamento del dollaro e l’aumento dei tassi americani hanno condizionato l’andamento dei mercati emergenti nel 2018, ma andiamo ora ad analizzare le prospettive di lungo periodo per il 2019.

Al di là dell’andamento strettamente legato alla congiuntura 2018, molti paesi emergenti continuano ad effettuare importanti riforme strutturali, riforme che hanno permesso a questi stessi paesi di migliorare la catena di valore, in particolar modo nei servizi finanziari e nella tecnologia.

La frattura commerciale tra USA e Cina ha invero creato un rallentamento dell’economia cinese, tanto da richiedere l’intervento del Banca Centrale, ma in quest’ottica l’incontro tra i Presidenti Trump e Xi Jinping nell’ultimo G20 a Buenos Aires dovrebbe attenuare almeno per il momento la battaglia commerciale, dando quindi nuovo fiato all’economia cinese. Ovviamente da tale situazione ne è derivata una sofferenza per tutti i paesi che vivono in larga parte dell’indotto cinese, quali ad esempio Taiwan.

Ma in un quadro ove la sincronia della crescita mondiale è sempre più debole, merita una segnalazione l’andamento dell’economia indiana, che segna un positivo di +8%.

Del resto, come già ricordato in altre occasione, i mercati emergenti si trovano in una situazione estremamente diversa dal resto del mondo, sia in termini di fase del ciclo che in termini di Price earnings (P/E*), che negli ultimi 12 mesi è intorno al 13,3 per azione, a fronte di una media del 14,9 per azione e del 18,4 per azione MSCI.

In conclusione, ritengo che i mercati emergenti risultino ad oggi l’area mondiale più attraente per l’azionario in termini di prospettive 2019, e in generale secondo prospettive di lungo termine (vedi p/e per azione), ovviamente al netto di possibili inasprimenti sulle tensioni commerciali.