Come costruire il proprio portafoglio obbligazionario

Negli scorsi post abbiamo parlato di obbligazionario come parte “core” del proprio portafoglio, ovvero la parte che punta a raggiungere obiettivi di medio-lungo termine, riuscendo a decorrelarla dagli asset più rischiosi.

 

Oggi vorrei darvi qualche indicazione su come effettivamente costruire questa parte di portafoglio in modo corretto, sfruttando in particolare alcune opportunità.

Sicuramente per la parte di portafoglio a massima decorrelazione lavorerei su un fondo obbligazionario globale, affiancandovi un “total return”, ovvero un particolare tipo di fondo finalizzato all’ottenimento di un rendimento costante indipendente dall’andamento dei mercati. Si tratta quindi di investimenti finalizzati a un obiettivo di rendimento e di rischio esplicito che è compito del gestore del fondo raggiungere; va infatti segnalato che l’obbiettivo di questa parte di portafoglio non è l’extra rendimento ma la protezione del capitale. In particolare, ritengo che questa parte di portafoglio debba rappresentare circa il 50/60% della totalità.

Il residuo 40% lo utilizzerei per sfruttare le opportunità che si sono venute a creare sul mercato obbligazionario dopo gli ultimi storni del 2018; queste sono legate in particolar modo ai paesi emergenti, paesi che oggi rappresentano una vera e propria opportunità di extra rendimento, al quale inoltre affiancherei un fondo diversificato che lavori su high yield (titoli ad alta redditività, ma molto rischiosi, emessi da società private in difficoltà finanziaria che pur di accaparrarsi i mezzi necessari alla sopravvivenza sono disposti a corrispondere tassi di interesse più elevati) e credito in maniera molto selettiva.

Ovviamente non possiamo limitarci ad investire in questa selezione obbligazionaria senza aver affiancato anche una efficace strategia sull’equity, comunemente nota come long/short equity, capitale a lungo e a breve termine.

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