Risparmio a gestione attiva o passiva?

Nel mondo del risparmio gestito la scelta tra strumenti a gestione attiva e quelli a gestione passiva spesso divide il consenso degli investitori, trattandosi infatti di sistemi evidentemente complementari.

La gestione passiva si caratterizza per il parallelismo rispetto al mercato di riferimento, essa tenta infatti di replicarne gli andamenti, sia in positivo che in negativo; tale approccio è più comune nella gestione dei portafogli azionari, attraverso la creazione dei cosiddetti fondi indice, che replicano l’andamento di un indice azionario.

La gestione attiva è invece una strategia finalizzata a ottenere una performance superiore a quella dell’indice di riferimento, il c.d. benchmark, il gestore attivo intende infatti “battere il mercato”, ottenendo un “extra-rendimento”; essa detiene inoltre al suo interno delle strutture difensive (ad esempio i derivati) che in caso di storture del mercato possono andare a calmierare efficacemente questi andamenti.

In un periodo di rally dei mercati come questa prima fase dell’anno, ovvero un periodo caratterizzato da un aumento importante degli acquisti sul mercato, che porta poi a un aumento dei prezzi, un fondo direzionale avrà performato meglio rispetto ad una gestione attiva, che presenta al suo interno maggiori costi rispetto alla prima. In una fase invece di estrema volatilità come il termine del 2018, una gestione attiva riuscirà in maniera più efficace a proteggere il patrimonio del cliente evitando gli scossoni dei fondi direzionali.

Nella logica di progettualità del proprio portafoglio di investimenti sarà dunque fondamentale trovare un giusto mix tra attivo e passivo, al fine di produrre quell’Alpha (extra rendimento) che tutti noi cerchiamo nel medio lungo termine.

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