Nuove frontiere di investimento: gli ESG

Le priorità d’investimento sono in continua mutazione e cresce il numero di investitori preoccupati non solo dai rendimenti dei loro investimenti, ma anche dal fatto che i loro risparmi siano gestiti in modo responsabile. Del resto nella vita di tutti i giorni si è sempre più abituati a riciclare i rifiuti, a utilizzare fonti di energia più pulita e ad adottare pratiche rispettose dell’ambiente, un atteggiamento che inizia ad estendersi anche alle decisioni di investimento.

In questo senso si parla sempre più spesso di costruzione di portafogli ESG, fondati su investimenti “Environmental, Social and Governance”. Ma cosa si intende esattamente con tale locuzione? Ci si riferisce ad un approccio basato sull’analisi del rischio che integra le valutazioni e l’impatto dei fattori ESG in tutto il processo di investimento, dalla ricerca e l’analisi dei fondamentali, alla costruzione e alla manutenzione del portafoglio, alla gestione del rischio.

Schematizzando, un portafoglio in linea con i criteri ESG deve superare appunto uno screening sui suddetti tre livelli:

1) Ambientale, relativamente alle emissioni di carbonio eccessive e alla gestione dei rifiuti tossici.

2) Sociale, ovvero sviluppo del capitale umano e gestione della privacy e sicurezza dati personali.

3) Governance, relativamente all’indipendenza del CdA e la remunerazione appropriata dei dirigenti.

Del resto, è stata ormai superata da parte delle aziende stesse l’idea che l’applicazione di principi etici obblighi a rinunciare a una parte dei rendimenti, anzi, si è dimostrato esattamente il contrario, ovvero che si possono compiere ottime scelte di investimento senza per questo rinunciare a dei solidi rendimenti nel lungo termine.

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