BCE e FED: nuove sfide di politica monetaria

Si attende con impazienza il risultato della revisione delle strategie di politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE) e del Federal Reserve (Fed). Dal 2008 ad oggi il moltiplicatore del credito ha evidenziato una netta flessione sia negli USA che nell’Area Euro, e sino a ora non si è mai ripreso.

Il Fondo Monetario Internazionale taglia le stime di crescita per l’economia mondiale; pur se in miglioramento rispetto a un 2019 ai minimi dalla crisi finanziaria, la ripresa mondiale non accelera quanto previsto, soprattutto perché appesantita da rischi che, seppur in diminuzione, non mollano la presa. Dai dazi alle tensioni in Medio Oriente, senza dimenticare la sfida del cambiamento climatico, il mondo mostra «segnali di stabilizzazione» ma una «svolta ancora non c’è».

La politica monetaria accomodante di questi ultimi anni non si è tradotta in una maggiore concessione di prestiti da parte del sistema bancario. Il 2020 potrebbe dunque essere un anno cruciale per le banche centrali più importanti. Entrambe, infatti, stanno preparando il terreno per un cambiamento della politica monetaria, sebbene utilizzando approcci diversi e adducendo motivazioni abbastanza dissimili. Ovviamente, le mosse quasi improvvise di Fed e BCE impatteranno profondamente sul Forex (il mercato finanziario internazionale decentralizzato in cui investitori e speculatori cambiano una valuta per un’altra, producendo conseguenze sui rapporti tra le valute) e, in particolare, sull’euro e sul dollaro.

In particolare, Mario Draghi non ha mai negato un ritorno del Quantitative Easing, anzi, ha sempre dichiarato che se ce ne fosse stato bisogno il QE sarebbe stato riesumato, ed è proprio quello che potrebbe accadere nel 2020.

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