Segnali incoraggianti dagli ultimi dati di mercato

Lo Standard & Poor’s 500, il più importante indice azionario nordamericano, si trova a solo il 7,7% rispetto ai massimi registrato il 20 febbraio, con una volata di oltre il 40% dai minimi del 23 marzo, i mercati marciano spediti, fiduciosi di una decisa ripresa sul fronte degli utili per azione.

Il consenso si attende una ripresa del 28,2% dell’eps nel 2021, dopo un calo del 21,1% previsto per il 2020, con la conseguenza che fra un anno e mezzo l’utile per azione avrà recuperato più che completamente le perdite causate dalla pandemia da Covid-19.

In base alle previsioni medie degli analisti sul Pil degli Stati Uniti, inoltre, il pil potrebbe non tornare al massimo registrato nell’ultimo trimestre del 2019 fino alla seconda metà del 2022, e anche i tassi della Fed non dovrebbero andare incontro ad un innalzamento.
Sul fronte europeo, la Bce ha annunciato l’ampliamento del piano di acquisti per 600 miliardi di euro, in aggiunta all’annuncio della Commissione Europea di un Recovery Fund da 750 miliardi di euro.

Tutti segnali, questi, più che incoraggianti.

Inoltre, c’è ancora molta liquidità sul mercato: gli investitori sono alla ricerca di investimenti che offrano rendimento in un contesto di tassi bassi/negativi. Anche in considerazione del fatto che la maggior parte dei Paesi ha allentato le misure di lockdown, sembra che siamo entrati appieno nella fase della “danza”, di cui ai miei precedenti post: se da un lato è probabile che il miglioramento dei dati economici vada di pari passo con quello dei dati sulla mobilità, dall’altro il ritorno alla normalità è ancora lontano, e quindi, prepariamoci ad affrontare nuove fasi di volatilità elevata.

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