Attese e conferme dalla Fed: lo scenario americano dopo l’estate

Dopo le recenti dichiarazioni della FED, gli occhi sono ancora puntati sulla riunione, svoltasi il 16 settembre, del FOMC.

A fine agosto, la Banca Centrale Statunitense ha annunciato l’adozione di un “average inflation targeting”: non si punta più, quindi, a ottenere un’inflazione, misurata dalla variazione annuale dell’indice delle spese per consumo personali, del 2%, ma un’inflazione pari in media al 2% nel tempo, ovvero una politica monetaria appropriata che punterà, verosimilmente, a ottenere un’inflazione moderatamente superiore al 2%.

Ebbene, il FOMC, organismo della Federal Reserve incaricato di sorvegliare le operazioni di mercato aperto negli Stati Uniti, ha confermato che manterrà i tassi di interesse a questi livelli fino a quando l’economia non avrà raggiunto la piena occupazione e il tasso di inflazione non si stabilizzerà al 2%. Secondo le proiezioni fornite, i tassi di interesse USA potrebbero rimanere su questi livelli almeno fino alla fine del 2023, per poi stabilizzarsi sul 2,5%.

A latere, si osservano con interesse i dati USA sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio di agosto, queste ultime, in particolare, sono infatti aumentate per il terzo mese consecutivo, andando a superare i livelli di pre-crisi; persino il settore immobiliare ha registrato un livello record, grazie anche ai bassi tassi dei mutui.

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