Cosa significa essere “un buon padre di famiglia”? No, non ha niente a che fare con lo stato famigliare, ma con le scelte di investimento.

L’inflazione è un problema reale in Italia: per troppo tempo si è creduto che lasciare i propri soldi sul conto corrente in attesa dei tempi migliori fosse la scelta più giusta per la propria famiglia. Non è così: gestire i propri risparmi affidandosi a un consulente professionista e investirli a seconda dei propri obiettivi è l’unica scelta per proteggere il futuro della propria famiglia.

Due anni di cambiamenti dirompenti e ancora troppe persone adottano la strategia dell’immobilismo in attesa di tempi migliori.

A scuola ci hanno insegnato il comportamento del “buon padre di famiglia”: colui che adotta una condotta finalizzata al godimento e alla conservazione delle cose.
La diligenza del buon padre di famiglia rappresenta una metafora della nostra società e può essere utilizzata anche per la gestione del proprio patrimonio famigliare.
Per circa 40 anni gli italiani hanno attuato questa diligenza acquistando immobili e finanziando il debito italiano (Bot, Btp, ecc.), quando a un certo punto, gli immobili (salvo particolari casi) diventano molto costosi nella gestione o perdono valore con il tempo. Così, Bot e Btp diventano un investimento antieconomico e non riescono neanche lontanamente a reggere il passo con l’inflazione.

In questa situazione, buona parte degli italiani ha scelto di lasciare i propri soldi sul conto in attesa di tempi migliori pensando, così, di fare una scelta giusta nell’interesse della famiglia.
Prova di questa scelta comune è l’incremento graduale degli italiani negli ultimi 10 anni fino arrivare ai livelli record dell’ultimo anno (oltre 1800 miliardi!)
Per molte di queste persone questa è la scelta più conservatrice che dà maggiore sicurezza: ma solo all’apparenza è così.
In realtà, se l’inflazione attuale in Italia dovesse rimanere costante al 7% per i prossimi 10 anni, il potere di acquisto del denaro si ridurrebbe del 50% circa; se lo calcoliamo per i prossimi 15 anni, si riduce di poco meno del 65%.

Insomma, paradossalmente chi pensa di comportarsi da buon padre di famiglia sta dilapidando le risorse proprie e dei propri figli in maniera estremamente rapida.
D’altro canto, questi dati vanno associati alla bassa cultura finanziaria degli italiani: da un recente studio della Banca d’Italia sull’educazione finanziaria emerge che gli italiani, pur essendo dei grandi risparmiatori, non sanno come far fruttare il denaro.
Ad aggravare questa situazione molte persone molto patrimonializzate preferiscono fare scelte in autonomia invece di affidarsi ad un consulente, facendo però danni enormi.

Questo trend sta cambiando lentamente e ad avvalorare questo cambiamento c’è la crescita delle reti di consulenza finanziaria negli ultimi due anni, ma ancora c’è molto da fare in termini di educazione finanziaria (ad esempio nelle scuole o per le fasce più patrimonializzate).

Lancio così un accorato invito ad evitare l’immobilismo e ad affidarsi a un consulente esperto per sfruttare il treno dell’economia reale che negli ultimi 10 anni ha corso come non mai.
I risparmi sono fonte di opportunità e devono essere messi a lavorare per noi: questo significa essere un “buon padre di famiglia”.

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