Fondo pensione? non serve solo per la pensione!

Può sembrare strano associare un fondo pensione ad una funzione diversa da quella che il nome stesso suggerisce, eppure non lo è affatto. Scopriamo perché.

La scarsità delle prestazioni pensionistiche attese, in particolare per le categorie professionali più esposte, rimane il più diffuso motivo per cui è necessario ricorrere a questo strumento in grado di risolvere alla radice il problema.

Tuttavia, spesso si finisce per dimenticare che ci sono almeno quattro valide ragioni per le quali conviene sottoscrivere una forma di previdenza complementare.

Talvolta, la pensione integrativa ha un appeal assai modesto nei confronti di molte persone che non ritengono né indispensabile né tanto meno urgente attivarsi in questa direzione.

Nel caso questa necessità non fosse avvertita per sé stessi, potrebbe esserlo per altre persone della famiglia più esposte al rischio previdenziale: figli e nipoti, in primis.

Una persona che per sé non ritiene importante costruire una pensione integrativa perché pensa di essere sufficientemente coperta dal pilastro pubblico e da altri risparmi accantonati, potrebbe dimostrare maggiore sensibilità nel fare qualcosa che sarà indubbiamente utile ad una persona cara. Qualcosa che, soprattutto, resta nel tempo.

Il fondo pensione va visto anche come strumento di protezione, caratterizzato da impignorabilità e insequestrabilità. I riferimenti normativi che confortano questo principio sono numerosi: lo si evince dall’art. 11 c. 10 del d.lgs. 252/05, nei quali si sancisce il concetto di intangibilità assoluta vigente in fase di accumulo. Questo implica che non sono ammesse azioni esecutive da parte dei creditori nei confronti di questi accantonamenti, principio che viene meno solo in presenza di un procedimento penale.

Inoltre, la protezione della posizione previdenziale non si ferma all’intangibilità assoluta della fase di accumulo, ma si estende anche al momento della prestazione (in capitale o in rendita), nei confronti della quale è sancita l’intangibilità relativa.

In questo caso i limiti di pignorabilità e sequestrabilità si fermano a 1/5 delle somme che eccedono il cosiddetto “minimo vitale”, ovvero quella somma necessaria per il sostentamento della persona ottenuta moltiplicando per 1,5 l’assegno minimo sociale.

Altra situazione in cui il fondo pensione si rivela uno strumento utilissimo è la successione: la pianificazione successoria è un processo affrontato poco e male nel nostro Paese, al quale spesso si associano strumenti giuridici di una certa complessità come fondo patrimoniale, atti di destinazione e trusts. Senza estrometterli dal novero delle soluzioni percorribili, i fondi pensione si rivelano un’alternativa più semplice e snella (alla pari delle polizze assicurative) in questo ambito.

Come stabilito dall’art. 8, comma 11 del d.lgs. 252/05, spetta all’aderente “determinare autonomamente il momento di fruizione delle prestazioni pensionistiche”: non è quindi scontato che tale prestazione venga richiesta alla data di pensionamento, in quanto la posizione può rimanere nel fondo pensione e di conseguenza essere utilizzata anche con finalità successoria.

In questo senso, nel rispetto della quota di legittima, il fondo pensione diventa uno strumento che consente di scegliere a chi destinare una parte del proprio patrimonio e, al tempo stesso, di ottimizzare sia i tempi del passaggio che l’aspetto fiscale.

Un altro ambito nel quale le potenzialità della previdenza complementare sono spesso ignorate riguarda il contesto aziendale.

A livello patrimoniale, per gli imprenditori e le proprie aziende, il TFR mantenuto in azienda o versato ai fondi pensione fa molta differenza.

Poiché il TFR è, contabilmente, un debito che l’azienda contrae nei confronti di ciascun lavoratore, qualora questo flusso venga di fatto utilizzato internamente come fonte di finanziamento, la conseguenza è quella di incrementare questo debito, appesantire il bilancio dell’azienda e peggiorare il merito creditizio.

Viceversa, la destinazione ad un fondo pensione del TFR assicura molteplici vantaggi all’impresa: alleggerisce l’azienda di un onere che diversamente sarebbe a suo carico (la rivalutazione periodica del montante ai termini di legge è pari all’1,5% più il 75% dell’inflazione), garantisce altri vantaggi fiscali e contributivi, ma soprattutto fornisce una garanzia reale che consente all’azienda di presentarsi meglio al sistema bancario e di migliorare il rating. In questo caso, infatti, l’azienda non ha più un debito nei confronti del dipendente, ma piuttosto un credito nei confronti della forma pensionistica complementare: di conseguenza, la posizione dell’azienda al cospetto della banca sarà meglio finanziabile.

In conclusione, il fondo pensione non è uno strumento utile soltanto a chi è più esposto a tassi di sostituzione attesi in forte riduzione, ma si rivela importante anche in altre situazioni.

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