Il sistema previdenziale pubblico

Perché investire parte delle proprie risorse all’interno della previdenza complementare?

Al 31/12/2021, nel nostro Paese c’erano 22,8 milioni di lavoratori iscritti all’INPS che versavano contributi per 16 milioni di pensionati. 

L’importo mensile lordo su cui in media può contare il pensionato italiano è di poco più di mille euro e in totale l’INPS eroga quasi 21 milioni di prestazioni; c’è dunque una parte dei beneficiari che al contempo gode di due o più prestazioni, in generale riconducibili a due grandi tipologie: previdenza e assistenza. La distinzione tra le due categorie di spesa è così suddivisa: la previdenza ingloba le pensioni pagate a fronte di contributi versati dal lavoratore (pensione di vecchiaia), mentre il concetto di assistenza è riconducibile al sostegno offerto dallo Stato a chi ne ha bisogno (pensione di invalidità)

A questo punto, di fronte a questi numeri, ci si potrebbe domandare: quanto spende lo Stato per tutte queste prestazioni? E soprattutto, c’è equilibrio tra quanto esce e quanto entra?                                            Da una prima analisi sommaria del rendiconto finanziario per l’anno 2021 emerge che il totale delle entrate ammonta a 486 miliardi di euro, a fronte di uscite per 484 miliardi di euro, per un saldo finanziario di competenza positivo e pari a circa 2 miliardi. 

Eppure, andando più in profondità le entrate contributive nell’anno 2021 ammontano a 236,9 miliardi contro uscite dovute a prestazioni previdenziali di 274 miliardi, per un saldo pensionistico negativo di circa 37 miliardi di euro. A generare i 484 miliardi di esborsi complessivi troviamo le prestazioni assistenziali, i costi di funzionamento e varie partite di giro.

Per questo, è necessario un intervento diretto dello Stato che ha versato nelle casse dell’INPS 145 miliardi di euro per il solo 2021. Negli ultimi cinque anni stiamo parlando di circa 620 miliardi di euro travasati all’INPS, rappresentando il 60% nella voce di entrate di quest’ultima.

Quello che traspare da questi dati è quello di una situazione di equilibrio precario tenuto in essere dall’intervento dello Stato, senza il quale la macchina INPS si fermerebbe. La domanda che sorge spontanea è per quanto tempo lo stato sarà in grado di tamponare le gravi mancanze finanziarie del sistema previdenziale pubblico, in netto peggioramento nei prossimi decenni.

Per queste ragioni, ritengo assolutamente fondamentale investire parte delle proprie risorse all’interno della previdenza complementare.

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