Infortunio o malattia: cosa fare dal punto finanziario e assicurativo?

Quali sono le prestazioni previdenziali e assistenziali offerte dallo Stato a coloro che subiscono una perdita di capacità lavorativa a causa di un grave infortunio o malattia? Scopriamo perché, in caso di inabilità, è importante avere un’adeguata copertura assicurativa.

Due delle tematiche di cui è necessario avere consapevolezza, in modo tale da sapere come agire, è che cosa accade, oggi, ad una persona colpita da un grave infortunio o malattia e quale supporto offre lo Stato a chi è vittima di invalidità alta o totale, sfociando dunque nell’inabilità.

Innanzitutto, stiamo parlando di una prestazione previdenziale e non assistenziale, in quanto si basa sulla storia contributiva di una persona e non soltanto sul fatto che esista una menomazione fisica tale da impedire al soggetto di lavorare. In termini di requisito contributivo, sono richiesti almeno 5 anni di versamenti alla previdenza obbligatoria, di cui 3 nell’ultimo quinquennio; in mancanza del suddetto requisito, l’interessato può avere accesso ad altre prestazioni di carattere assistenziale.

Quando una persona, improvvisamente, subisce un grave infortunio (come la perdita di un braccio) che riduce la sua capacità di lavoro a meno di un terzo e quindi gli viene riconosciuta un’invalidità del 70%, può avanzare la richiesta di AOI (Assegno Ordinario di Invalidità).

La legge stabilisce che il calcolo dell’assegno avvenga utilizzando lo stesso metodo adottato per il calcolo della tradizionale pensione pubblica: per chi si è iscritto alla previdenza obbligatoria e ha versato contributi dopo il 1995, e dunque dopo l’entrata in vigore della riforma Dini, la prestazione di invalidità viene determinata completamente attraverso il metodo contributivo.
La norma, quindi, prevede che il montante di contributi versati sia convertito nella prestazione di invalidità mediante l’applicazione di un coefficiente di trasformazione, pari a quello corrispondente al 57° anno di età (nel caso, naturalmente, di richiedenti che hanno un’età inferiore) che nel 2023 è pari al 4,27%.

In uno scenario ancora peggiore, in cui un evento avverso determina uno stato di invalidità totale, (pari al 100%), a causa del quale il soggetto non è nella condizione di svolgere alcuna attività lavorativa, nemmeno a carattere temporaneo, e in presenza del medesimo requisito contributivo considerato in precedenza (almeno 5 anni di anzianità lavorativa al momento dell’infortunio o della malattia, di cui 3 nell’ultimo quinquennio), è possibile richiedere la pensione di inabilità.

Anche in questo caso, si considerano i contributi versati in tutta la vita professionale, viene utilizzato il metodo di calcolo coerente con il periodo di maturazione degli anni di anzianità lavorativa (nella fattispecie, il metodo contributivo) e si applica il coefficiente di trasformazione relativo ai 57 anni di età, per chi è più giovane.

Tuttavia, a questo assegno, si possono aggiungere altre entrate: in particolare, in caso di non autosufficienza e incapacità di deambulare senza il supporto permanente di un accompagnatore, è possibile ottenere l’indennità di accompagnamento, una prestazione di tipo assistenziale; infine, può essere applicato il c.d. beneficio di maggiorazione, un importo aggiuntivo calcolato considerando gli anni che intercorrono tra la decorrenza della pensione e il 60° anno di età.

È evidente che, a questi casi sfortunati, consegue una notevole caduta delle entrate che difficilmente può garantire un dignitoso tenore di vita alla persona vittima dell’evento.
Questo è il livello di protezione che il Welfare pubblico garantisce oggi alle vittime di infortuni e malattie gravi.

Per questo, ognuno dovrebbe riflettere su una questione: posso permettermi, da un punto di vista finanziario, di vivere una situazione simile?

La risposta, evidentemente, è no. Pertanto, è opportuno valutare delle coperture assicurative che possano andare ad integrare il supporto fornito dallo stato in queste situazioni infelici.
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