Qual è il prezzo del cambiamento climatico?

Stiamo assistendo a sempre più eventi climatici avversi. Non si può parlare di “maltempo”.
Non si può rimandare la protezione da questi rischi.
Quanto costa all’Italia il cambiamento climatico?

I tragici eventi che stanno colpendo l’Italia riportano in primo piano l’importanza della questione climatica e delle sue conseguenze in termini prima di tutto umani e subito dopo sociali ed economici.

Vista l’inquietante frequenza con cui si presentano simili fatti, diventa ormai riduttivo parlare di “maltempo” e di eventi atmosferici “straordinari”.

Dal 2010 al 2021 sono stati registrati 1318 eventi estremi: 516 piogge torrenziali, 367 trombe d’aria, 123 esondazioni fluviali e 55 frane derivanti dalle precipitazioni piovose.
Se piogge, uragani ed esondazioni suscitano maggior clamore e spavento, non va dimenticato nemmeno il sensibile aumento di fenomeni siccitosi, che anzi sono anche i più letali in quanto responsabili di oltre 650.000 decessi nel mondo negli ultimi 50 anni.

Solo in Italia, la carenza idrica è cresciuta esponenzialmente causando la mancanza di cinque miliardi di metri cubi d’acqua rispetto a mezzo secolo fa.
Più che delle cause, tuttavia, qui ci interessa occuparci delle conseguenze finanziarie, i cui dati sono impressionanti. L’esposizione dei vari Paesi europei alle intemperie metereologiche è eterogenea così come i danni che ne conseguono.

La Germania risulta essere la più penalizzata, con 107 miliardi di euro di perdita negli ultimi 40 anni. Subito dopo viene l’Italia, che nello stesso orizzonte temporale ha sostenuto un costo derivante dagli eventi climatici quantificato in 72,5 miliardi di euro.

Proprio perché questa tendenza pare destinata a proseguire, l’incidenza economica del fattore atmosferico potrebbe diventare sempre più significativa.
Dal punto di vista economico, le famiglie italiane non hanno la minima consapevolezza dei rischi crescenti che questi eventi generano per il loro patrimonio.
Aumentando frequenza e intensità dei disastri climatici, di pari passo aumentano i rischi a cui sono esposte persone e cose.

Mediamente una famiglia “investe” nella prima casa i risparmi di cui dispone, e, siccome in molti casi non sono sufficienti, ci affianca un mutuo di lunga durata. Eppure, gli immobili che in Italia sono coperti da una copertura assicurativa sono molto pochi.
Le abitazioni assicurate contro l’incendio sono 1 su 2. Se poi consideriamo l’estensione della copertura alle conseguenze derivanti dalle catastrofi naturali la proporzione scende drasticamente.
In un Paese dove 3 abitazioni su 4 sono esposte ad un significativo rischio idrogeologico, solo il 5% gode di una protezione nei confronti di eventi climatici estremi.

C’è, però, una convinzione dalla quale è doveroso ripartire: la protezione da questi rischi non è più rimandabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.