La popolazione italiana sta invecchiando, le persone non autosufficienti sono in forte aumento e gli aiuti statali garantiti non sono sufficienti. Come poter mettere al sicuro il proprio futuro e quella della propria famiglia?
Come sappiamo le previsioni sulla curva demografica del nostro paese non sono delle migliori, portando con sé svariate problematiche legate all’invecchiamento della popolazione. Senza le cosiddette “nuove leve”, queste problematiche vanno ad appesantire situazioni già critiche, ad esempio, il problema pensionistico a ripartizione, la mancanza di giovani lavoratori che vanno a sostituire quelli a fine carriera, il rallentamento economico, ecc.Tra le tante problematiche di questa situazione, però, una è ancora largamente sottovalutata: il rischio longevità.
La longevità è una caratteristica che, già dall’antichità, ha sempre attratto un interesse positivo da parte di tutti gli individui. Qualsiasi persona, ha sempre cercato, nel possibile, di trovare la miglior strada per cercare di vivere più a lungo. Tuttavia, questa caratteristica, non è sempre da considerarsi positiva. Infatti, con l’allungarsi della vita, può subentrare il tema della perdita dell’autosufficienza.
La non autosufficienza è una realtà che ad oggi affligge circa 2,8 milioni persone anziane, portando con sé problematiche di carattere sociale e, soprattutto, di carattere economico.
Ad oggi si stima che per una badante ci vogliano 1.500 € al mese, mentre, per una casa di cura, si va oltre i 4.000 € su base mensile (sempre che ci si posizioni bene nelle interminabili liste di attesa). Facendo un breve calcolo si può già comprendere l’onerosità di questa condizione che, in alcuni spiacevoli casi, porta non poche difficoltà economiche a intere famiglie.
Infatti, una persona non autosufficiente per 10 anni, potrebbe facilmente erodere un capitale, suo o dei suoi famigliari, pari a 250.000€.
Ma nel concreto, come si viene classificati non autosufficienti?
Un individuo si definisce non autosufficiente nel momento in cui perda, a seguito di malattia, di infortunio o semplicemente invecchiando, la capacità di svolgere in autonomia 4 delle 6 azioni fondamentali della vita quotidiana:
– Muoversi
– Alzarsi
– Nutrirsi
– Lavarsi
– Vestirsi
– Compiere le normali funzioni fisiologiche.
In tutto ciò, lo stato italiano come affronta il problema? Ad oggi, il governo attenua questo problema in due modi.
Il sussidio cardine è il tanto discusso assegno di accompagnamento, che ad oggi è a pari a 531,76€ per 12 mensilità. L’assegno di accompagnamento è l’unico sostegno economico certo che lo stato dà a tutti i suoi cittadini che si trovano in questa condizione.
Mentre, nel caso l’individuo avesse maturato i requisiti minimi richiesti, l’INPS eroga anche la cosiddetta pensione di invalidità.
Oltre a questi aiuti economici, è presente anche la legge 104, dove sono compresi altri aiuti.
Nello specifico, sono racchiuse una serie di agevolazioni fiscali quali, la possibilità di avvalersi della detrazione pari al 19% su un massimo di spesa di 2.100 € per assistenza e, nel caso di assunzione di un’assistente, della deduzione fiscale sui contributi pensionistici e assistenziali.
La legge 104, inoltre, permette alle persone che assistono una persona non autosufficiente, di usufruire di permessi extra lavoro.
Tutti questi sostegni però, in quasi la totalità dei casi, risultano essere insufficienti ed inadeguati: infatti, dobbiamo ancora basarci su una legge che è stata approvata nel lontano 1992, quando i tempi e il costo della vita non erano minimamente paragonabili a quelli odierni. Dal ‘92 ad oggi ci sono stati innumerevoli tentativi di aggiornare le normative che regolano questo tema ma, purtroppo, senza apparenti risultati.
Nel 2023, però, è stata aperta la riforma che va a regolare tutte le leggi in materia di non autosufficienza, aprendo uno spiraglio tangibile per chi è in seria difficoltà.
Nello specifico, la riforma in attesa dei decreti attuativi, va a lavorare su tre filoni principali:
L’eliminazione della frammentarietà delle norme, creando un sistema unitario che si occupi di questa tematica: la riforma mira ad eliminare il gap presente tra stato ed enti locali.
Il ricollocamento delle prestazioni, instaurando un modello proporzionale all’esigenze, andando ad abolire il sistema dell’indennità paritaria.
La mancanza di fondi, il tema più caldo e complesso che, ad oggi, non trova ancora soluzione se non nel PNRR che, però, è un finanziamento a conto capitale, quindi, percepibile solo una tantum.
Come sempre, chi non può contare sull’aiuto statale, deve imperativamente pianificare con largo anticipo questo enorme rischio che grava sulle nostre teste. Crediamo fermamente che la tematica della non autosufficienza non sia più tralasciabile da nessuno di noi. Nel caso in cui non fossimo i diretti interessati, potrebbe andare ad interessare i nostri cari e, indirettamente, noi ed il nostro patrimonio.
Questo tema sempre più delicato non è da attenzionare solo da un punto di vista economico ma, in primis, in un’ottica di aiuto sociale a chi ne ha più bisogno.
Come tutti gli altri rischi legati all’erosione del patrimonio, il consiglio è quello di affidarsi ad un professionista che, nella giusta dose, implementi le mancanze statali, con l’integrazione da parte di una compagnia assicurativa, al fine di potersi godere la così tanta ricercata longevità nella maniera più tranquilla possibile.