Continua la guerra commerciale tra USA e Cina

Ormai da diversi mesi i media ci aggiornano costantemente su quella che è l’evoluzione della guerra commerciale tra le due potenze economiche; era il 6 luglio del 2018 quando entrarono in vigore i dazi americani al 25% su 34 miliardi di prodotti cinesi, e di pronta risposta su la fissazione di dazi equivalenti sui prodotti americani da parte della Repubblica Popolare.

Con il tempo questa sfida economica ha progressivamente assunto sfumature sempre più tese: lo scorso 4 giugno il governo cinese ha pubblicato un avviso per i cittadini cinesi che visitano gli Stati Uniti, facendo riferimento al deterioramento situazione della sicurezza pubblica e a frequenti episodi di rapina, furto e aggressione armata. E ancora il Ministero degli Esteri ha emesso un avviso agli studenti cinesi negli Stati Uniti, avvertendo di possibili trattamenti discriminatori da parte delle autorità per l’immigrazione degli Stati Uniti e incoraggiandoli a contattare l’ambasciata cinese in caso di emergenza.

Certo, il quadro disegnato dalle autorità cinesi è quanto meno esagerato, ma si capisce che la mossa è parte della guerra commerciale tra i due colossi, una mossa lecita che aggira le regole del WTO. Lo scenario attuale sembra andare ancora complicandosi, almeno stando alle recenti parole del Presidente americano Trump che ha dichiarato di voler introdurre, a partire dal prossimo 1˚ settembre, nuovi dazi doganali su 300 miliardi di dollari di prodotti fabbricati in Cina.

Il risultato immediato di questa sfida a distanza è il crollo della moneta cinese, lo yuan è infatti sceso al livello più basso mai registrato nei confronti del dollaro, ma ciononostante, rispetto ad un anno fa, la Cina sta adottando contromisure fiscali e monetarie volte a stimolare l’economia. Non bisogna poi trascurare il fatto che l’annuncio dei nuovi dazi giunge poco dopo il primo taglio dei tassi di interesse da parte della FED, il che offre alla Banca Centrale cinese una maggiore flessibilità per incrementare le immissioni di liquidità e il flusso di credito a sostegno dell’economia nazionale. Pare quindi, tutto considerato, che l’economia cinese si collochi in una posizione migliore per assorbire il colpo delle ultime dichiarazioni di Trump.

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