Nessuno spettro di recessione all’orizzonte

Come già anticipato nei precedenti post, guardando oltre la volatilità di questi ultimi giorni, lo scenario più plausibile è quello di un rallentamento globale della crescita, che non dovrebbe tuttavia sfociare in una vera e propria recessione.

Già ad inizio anno, l’opinione prevalente tra gli investitori era che il panico creato dal virus cinese avrebbe generato un impatto negativo sulla crescita economica del paese asiatico nel primo trimestre, ma – come accaduto in casi simili nel passato – la frenata sarebbe stata più che compensata dalla crescita nei mesi successivi.

A tal proposito, segnalo un elemento su tutti che mi sembra di particolare rilievo, e riguarda una crisi per molti versi analoga (Sars 2003): all’inizio di quella epidemia, il peso del Pil cinese sul mondo era del 4,3%, mentre oggi registra oltre il 15%. Questo è un dato è importante perché la stessa Cina, con un’azione estremamente incisiva sulla politica monetaria, ha dato un messaggio estremamente chiaro ai mercati. La Banca centrale cinese sta infatti continuando a introdurre nuove misure di sostegno monetario a una economia messa in grave difficoltà dalla diffusione del coronavirus, in particolare tagliando i principali tassi di riferimento sui prestiti, sì da rendere più bassi i costi di finanziamento delle imprese.

Inoltre, occorre sottolineare il super – ciclo economico del 5G, iniziato da circa un paio d’anni, che dovrebbe portare a sviluppi enormi di qui al 2030, registrando veri e propri sconvolgimenti nella nostra vita quotidiana; basti pensare che la velocità delle operazioni aumenterà di 20 volte.

Per questo ritengo che si debba guardare in maniera più positiva ai prossimi 10 anni, iniziando ad esempio a programmare con il proprio consulente finanziario una strategia per sfruttare al meglio le grandi opportunità che si verranno a creare, magari partendo adesso con piano di accumulo sui nuovi megatrends.

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