Perché molti italiani non mettono al lavoro il proprio denaro? Paura, insicurezze, dubbi e si cade facilmente nella trappola della liquidità. Ecco qualche consiglio utile.
Con un recente Bollettino, l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) ha rivelato come nel mese di ottobre gli italiani abbiano “parcheggiato” nei conti correnti circa 32 miliardi di euro (+ 9,5% su base annua) che ha portato la liquidità totale sui conti correnti degli italiani a superare i 1.700 miliardi con un aumento su base annua di 149 miliardi. Ma questa enorme ricchezza non porta nessun rendimento al risparmiatore ed anzi viene erosa ogni anno dai costi crescenti dei conti correnti e soprattutto dall’Inflazione, un nemico invisibile che erode il potere d’acquisto del nostro denaro. Si pensa di utilizzare il denaro sul conto con spirito precauzionale e si finisce per commettere un errore. Alla luce dello scenario attuale infatti, sarebbe fondamentale cominciare ad investire correttamente questo denaro secondo logiche di pianificazione finanziaria che tengano conto di orizzonti temporali legati ai propri obbiettivi di vita tramite una diversificazione sia temporale che spaziale.
Per proteggersi bisognerebbe utilizzare le assicurazioni, il cui compito è proprio quello di creare conti correnti vincolati presso la compagnia di assicurazione al fine che si attivino in caso di emergenza (infortunio, malattia, morte, non autosufficienza) lasciando invece i risparmi a lavorare per battere l’inflazione e creare rendimento. In Italia solo il 15% si affida ad un consulente finanziario e questo è un altro dato sul quale bisognerebbe riflettere in vista del 2021.
Insomma, la crisi non si batte con la paura o mettendo metaforicamente “i soldi sotto il materasso” ma creando una pianificazione finanziaria personalizzata in base ai propri obbiettivi di vita che riesca da un lato a proteggere il patrimonio (assicurazioni) e dall’altro metta al lavoro il denaro per partecipare alla crescita del mondo nel medio – lungo termine oltre a battere l’inflazione (obbiettivo minimo).