Perché non si parla abbastanza di successione nelle “coppie di fatto”?

È una tematica troppo trascurata quella del diritto di successione all’interno delle coppie di fatto. Ma cosa si intende con questa espressione e come è cambiato questo concetto negli anni?

Nel corso degli ultimi decenni, il concetto di famiglia è cambiato in modo significativo, e con esso anche le leggi che regolano la loro quotidianità. Le coppie di fatto, che vivono insieme senza essere sposate legalmente, sono diventate sempre più comuni in molte società.

Bisogna, però, fare da subito una precisazione: l’espressione “coppia di fatto”, di uso comune, ha un significato vago; infatti, c’è una normativa specifica che ne identifica il significato in “convivenza di fatto” e “unioni civili tra persone dello stesso sesso”.
La cosiddetta legge Cirinnà.
Con questa legge le coppie di fatto hanno ottenuto diritti molto importanti che prima non venivano riconosciuti.
L’unione civile, invece, è l’atto con cui due persone dello stesso sesso dichiarano all’anagrafe di essere legati da un vincolo, di convivere e di assumersi diritti e doveri paragonabili a quelli di un matrimonio; ad esempio, l’obbligo di assistenza morale, materiale e contribuzione ai bisogni comuni.

La stessa legge Cirinnà stabilisce che, per conviventi di fatto, si intendono due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile”.

Con essa, sono state introdotte tre importanti novità:

1. il convivente superstite ha diritto di restare nella casa di comune residenza per due anni oppure per una durata equivalente al periodo di convivenza fino a un massimo di cinque anni;
2. il convivente superstite ha il diritto di subentrare nel contratto di affitto intestato al defunto;
3. il convivente può comunque redigere un testamento e inserire il rispettivo compagno/a nella cosiddetta “quota disponibile”.

Per ufficializzare il proprio stato di convivenza, è necessario effettuare la registrazione anagrafica della coppia presso il proprio Comune di residenza. A questo punto i conviventi avranno un certificato dello stato di famiglia che attesterà l’esistenza di una convivenza di fatto.

I diritti guadagnati attraverso la legge Cirinnà, però, non eliminano totalmente le problematiche in ambito successorio. Infatti, i problemi che possono sorgere in caso di morte di uno dei due componenti della coppia sono molteplici, soprattutto quando la persona deceduta rappresenta il lato economicamente più forte. Basti pensare ad una situazione in cui il convivente defunto sia l’intestatario dei beni di maggior valore, come la casa o i capitali investiti o depositati su un conto corrente.

Per quanto riguarda i figli, bisogna distinguere tra i figli nati all’interno di una coppia di fatto e le coppie di fatto con figli.
Detto ciò, comunque, i diritti dei figli nei confronti dei genitori non cambiano, qualunque forma prenda il rapporto della coppia. Sposata o non sposata, di fatto, convivente, separata, divorziata, ecc, i doveri dei genitori verso i figli e il loro diritto alla successione permane in ogni caso.

Le coperture e gli investimenti assicurativi, non rientrando nell’asse ereditario, rappresentano una tutela patrimoniale importante per la coppia di fatto: questi strumenti risolverebbero la problematica successoria in materia di convivenza. Infatti, se calibrati in maniera efficace, darebbero una base economica al convivente superstite per riorganizzarsi da un punto di vista economico. Inoltre, su tutti gli strumenti assicurativi, non grava nessuna tassa di successione.

Le coppie di fatto sono una realtà sociale sempre più comune, ma il diritto successorio spesso non tiene il passo con queste. La mancanza di una regolamentazione uniforme può creare complessità e dispute legali quando si tratta di successione. Pertanto, è importante che le coppie di fatto considerino seriamente la pianificazione successoria e lavorino con consulenti preparati.

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