Politica e mercati: due mondi paralleli o comunicanti?

Da ormai circa due anni sembra che politica e mercati siano due mondi poco sensibili l’uno all’altro.

Pensiamo al nostro paese: pur essendo sostanzialmente senza un’intesa di Governo da oltre due mesi, grosse turbolenze sui mercati non ne abbiamo viste, il che ci dà la sensazione che i due mondi viaggino paralleli, senza influenzarsi più di tanto.

Questa autonomia dei mercati dipende invero anche dal periodo di crescita (seppur tra le più basse d’Europa) che stiamo vivendo, così come confermato dai dati sulla produzione industriale e sui consumi. A titolo esemplificativo: siete così sicuri che se scattassero le cosiddette clausole di salvaguardia relative all’IVA la reazione dei mercati sarebbe la stessa? Certamente no, infatti i nostri consumi seppure in ripresa, non riuscirebbero a sostenere un aumento dell’IVA, che di conseguenza tarperebbe le ali alla nostra crescita, no tanto nell’anno corrente quanto nel 2019.

Se poi estendiamo il ragionamento a livello Globale possiamo giungere a medesime conclusioni: pensiamo alle politiche di Trump sui dazi, fino ad ora i mercati hanno considerato questa politica come tesa ad avere maggiore potere contrattuale in fase di rinegoziazione degli accordi commerciali con i vari Paesi coinvolti, dando poco conto alla minaccia di guerre commerciali, ma se quest’ultima effettivamente avesse luogo, le reazioni dei mercati senz’altro non sarebbero le stesse.

La calma attuale non deve quindi indurci in errore perché i mercati e la politica sono invero due vasi assolutamente comunicanti, dove i primi cercano sempre di anticipare gli scenari della seconda, ed è proprio in quest’ottica che dobbiamo valutare il ruolo importantissimo di un buon gestore, il quale dovrà valutare nell’interesse e nei vincoli del suo mandato anche i risvolti politici di ogni operazione, cercando di prevederli, sì da anticipare strategie favorevoli per i propri clienti.

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